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L’ ANSIA: UN ALLEATO TRAVESTITO DA NEMICO




Ansia…un termine di cui parliamo quotidianamente. Sono in ansia per un esame! Sono in ansia per una visita medica! Che ansia questo film! Ma che cos’è realmente l’ansia? Come si manifesta? E a cosa serve?

Per rispondere alla prima domanda, l’ansia è una reazione fisiologica di allarme che si presenta quando ci troviamo di fronte ad una sfida da affrontare o ad una situazione di potenziale pericolo. Come la paura, ha la funzione estremamente adattiva di aiutarci a preservare la nostra sopravvivenza. Tuttavia è diversa dalla paura, in quanto quest’ultima rappresenta l’emozione che proviamo in presenza di un pericolo reale e concreto, presente di fronte a noi, mentre l’ansia si manifesta prima che il pericolo si presenti davvero, un po’ come una spia della nostra automobile che si accende prima che il guasto si verifichi e danneggi la nostra auto.

La reazione ansiosa è tipicamente composta da aspetti fisiologici, comportamentali e cognitivi. Questo ci porta a rispondere alla seconda domanda: Come si manifesta l’ansia?

Come dicevamo, l’ansia serve a prepararci ad affrontare una sfida o un pericolo, per questo motivo implica innanzitutto una lunga serie di modificazioni a livello fisiologico, che sono tutte necessarie a preparare l’organismo all’azione. Qui vi elenchiamo le più frequenti:

- Accelerazione del battito cardiaco (tachicardia), così da pompare più sangue nei muscoli;

- Tensione muscolare, in previsione dell’azione;

- Respiro accelerato (iperventilazione) così da immagazzinare una maggior quantità di ossigeno;

- Capogiro o sensazione di testa leggera, dovuto all’accumulo di Co2 a sua volta causato dalla respirazione accelerata;

- Fame d’aria o sensazione di fiato corto (dispnea), anch’essa provocata dalla respirazione accelerata;

- Aumento della sudorazione, per abbassare la temperatura dell’organismo in previsione di una possibile intensa attività fisica;

- Allo stesso tempo il corpo deve trattenere i liquidi, per cui diminuisce la produzione di saliva e la bocca si secca;

- Sensazione di nausea, in quanto la digestione si blocca al fine di favorire il rilascio di zuccheri nel sangue.

A livello cognitivo, una delle caratteristiche fondamentali dell’ansia è che l’attenzione tende a concentrarsi interamente sullo stimolo ansiogeno, ignorando tutto il resto, e provocando quella che viene definita una “tunnel vision”. Lo scopo di questo effetto cognitivo è ovviamente quello di concentrarsi interamente sul potenziale pericolo, al fine di trovare le migliori strategie per affrontarlo. Conseguentemente si verifica anche una maggior sensibilità e attenzione a stimoli potenzialmente connessi al pericolo temuto; in altre parole ci accorgiamo anche del minimo segnale di pericolo. Inoltre, noi esseri umani abbiamo la tendenza innata ad interpretare stimoli ambigui come potenziali pericoli, con la finalità ovviamente di non sottostimare situazioni potenzialmente pericolose. Ecco, quando siamo sotto l’effetto dell’ansia, questa tendenza si accentua ulteriormente, portandoci a volte a distorcere la nostra percezione di stimoli solitamente interpretati come neutri ed in questo caso vissuti come minacciosi.

Infine a livello comportamentale, l’ansia produce tipicamente 3 possibili risposte: attacco, che consiste in una reazione attiva che mira ad affrontare il pericolo, messa in atto tipicamente quando si ha la percezione di avere le risorse necessarie per uscire “vincitori” dalla situazione; fuga, che consiste nell’allontanarsi e/o evitare la situazione temuta, reazione messa in atto quando ci sono vie di fuga facilmente accessibili; freezing (“congelarsi”, “bloccarsi”), una reazione estremamente primitiva consistente nel rimanere immobili e non fare nulla, nella speranza di poter riuscire a scampare al pericolo, reazione messa tipicamente in atto nelle situazioni in cui non si percepisce alcuna via di scampo o possibilità di affrontare la situazione. Tali reazioni sono molto chiaramente osservabili nel mondo animale, ma se ci facciamo un po’ di caso noteremo che, con le dovute differenze, vengono applicate anche da noi esseri umani in tutte le situazioni che ci mettono ansia e/o ci fanno paura.

Tutto ciò è quello che noi definiamo ansia. Ma se l’ansia è una riposta fisiologica dell’organismo, perché può risultare così problematica per il nostro benessere?

Ebbene, l’ansia può trasformarsi in un nostro nemico per tre motivi principali:

1 Non viviamo più nella natura! Il nostro sistema emotivo si è sviluppato in un’era in cui anche gli esseri umani vivevano nella natura, così come gli altri animali. Col tempo, ci siamo evoluti in una società molto strutturata, in cui è più difficile (ma non impossibile) incappare in situazioni potenzialmente pericolose per la nostra vita o salute fisica, tuttavia il sistema di allarme è rimasto lo stesso. Questo fa sì che le nostre reazioni di ansia siano finalizzate a prepararci a sfide potenzialmente di vita o di morte, e possono quindi risultarci talvolta poco comprensibili o inadeguate per gestire le situazioni ansiogene che più tipicamente ci troviamo ad affrontare nella nostra vita quotidiana.

2 L’ansia eccessiva danneggia le prestazioni anziché migliorarle! L’ansia serve ad attivarci e a migliorare la nostra prestazione. Quindi, un aumento dell’ansia corrisponderà generalmente ad un miglioramento della prestazione in una determinata situazione. Ad esempio, se un esame universitario mi agita, tenderò a studiare e prepararmi con più attenzione. Tuttavia, è stato ampiamente dimostrato che se l’ansia diventa troppo intensa smette di avere un’influenza positiva sulla nostra prestazione, ma al contrario ha un effetto peggiorativo sulla stessa, in quanto i sintomi della nostra attivazione diventano così forti da rappresentare un impedimento alla messa in campo di risorse positive.

3 Le nostre credenze sull’ansia ce la rendono problematica! A differenza degli animali, noi abbiamo la capacità di pensare, non solo al mondo esterno e agli eventi che ci capitano, ma anche in termini di riflessione su noi stessi e sui nostri stati interni. In aggiunta a ciò la nostra società, cultura, ambiente di crescita influenzano il modo in cui noi pensiamo e riflettiamo sul mondo e su noi stessi. Per tutti questi motivi è molto facile giudicare o avere pensieri sulla nostra ansia, con la conseguenza di aumentare l’ansia stessa o far sì che sia vissuta in maniera eccessivamente negativa o sgradevole. Per esempio, potremmo pensare che è sbagliato agitarsi, o che l’ansia sia qualcosa di pericoloso, o che se mi mostro agitato gli altri potrebbero giudicarmi negativamente, e così via. E` evidente come tutti questi pensieri possano trasformare l’ansia, da preziosa sentinella contro i pericoli a nemico da sconfiggere ed evitare!

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